CATANIA

31.03.2021

Catania non è solo bella da vedere. Ti inebrieranno i suoi profumi, ti delizieranno i suoi gusti decisi o delicati, ti ammalieranno i suoni dei borghi e delle città, ti sedurranno le forme delle sue strutture più suggestive. Un tuffo in un percorso che renderà il tuo viaggio un'esperienza unica e indimenticabile, come lo è la nostra meravigliosa città d'acqua, terra, vento e fuoco. La terra piena di lunghe spiagge e splendida natura selvaggia. La terra che sono felice di chiamare "casa mia"!

Il Castello Ursino

Il Castello Ursino, il cui nome deriva da "Castrum sinus", cioè "Castello del Golfo", inizialmente era a picco sul mare, ma poi una colata di lava dell'Etna del 1669 lo allontanò decisamente dalla costa.

Per altri, invece, "Castrum Ursinum" è collegato a "Vir Consularis Flavius Arsinius", che fu il governatore della Sicilia prima del 359 d.C.

Fu costruito da Federico II di Svevia nel XIII secolo. Negli anni fu sede del Parlamento, e successivamente, residenza dei sovrani aragonesi fra cui Federico III. Dove sorge l'edificio attuale si trovava uno dei nuclei più antichi dell'abitato catanese, corrispondente alla prima fase abitativa della polis greca di Katane.

E' stato adibito anche a carcere e utilizzato in seguito come caserma. Acquisito nel 1932 dal Comune di Catania, oggi il Castello Ursino ospita il Museo Civico di Catania e a novembre del 2009 sono stati ultimati tutti i lavori di restauro. Dunque, si tratta di un vero e proprio gioiello situato in pieno centro storico.

La struttura del Castello Ursino richiama perfettamente l'architettura Federiciana: pianta quadrata, dove ogni lato misura 50 metri circa. Ai quattro angoli si trovano dei torrioni circolari con diametro superiore ai 10 metri e altezza di 30, mentre le due torri mediane sopravvissute (in origine erano 4) hanno un diametro di circa 7 metri.

II Museo Civico raccoglie, al piano terra, le collezioni del Monastero dei Benedettini, parte di quella del principe Biscari e alcune di quelle donate dal barone Zappalà-Asmundo. Sono presenti le sezioni archeologiche Medievale, Rinascimentale e Moderna: si conservano 8043 pezzi tra reperti archeologici, epigrafi, monete, sculture, pitture, sarcofagi e mosaici.

Provengono quasi tutti da Catania, Paternò, Centuripe, Lentini, Roma, Trapani, Caltagirone, Ercolano e Camarina. Importante è la statua fittile di Kore, trovata ad Inessa-Civita, oltre che l'iscrizione latina trovata nell'antico acquedotto greco-romano presso il Monastero Benedettino di Santa Maria di Licodia.

 Il Monastero dei Benedettini

Il sito fu eretto intorno al 1500 e i Benedettini a Catania furono famosi non solo per il prestigio, ma anche perché vivevano in condizione di assoluta agiatezza, nonostante, per esempio, nel '700 la popolazione fosse in balia di una carestia. Nel 1669 la lava dell'Etna raggiunse il monastero e la chiesa vicina di San Nicolò crollò.

Per ripristinare il tutto, i monaci affidarono la ricostruzione all'architetto Giambattista Contini ma, purtroppo, il terremoto del 1693 fu decisivo e distrusse nuovamente quasi tutto il monastero. Partì da lì il nuovo progetto che portò anche all'ampliamento del plesso. Dal 1977 l'intero complesso fu ceduto all'Università di Catania che vi fondò la Facoltà di Lettere e pian piano si espanse anche ad altre quali Lingue, Filosofia e altre materie umanistiche.

Situato in pieno centro storico, non distante dal Duomo, il Monastero è uno dei complessi più grandi d'Europa ed è un vero e proprio gioiello del barocco siciliano. Per tale ragione, dal 2002 è anche Patrimonio dell'Unesco.

Di tutto il Monastero oggi si conserva intatta, di quella che era la struttura cinquecentesca, il piano interrato con mosaici di epoca romana perfettamente visibili e il Chiostro di Ponente (definito dei Marmi, per il colonnato e la fontana quadrilobata in marmo bianco di Carrara). Oltre a quello di Ponente che è dunque il più antico, vi è un altro Chiostro più moderno che si trova a Levante con un giardino interno a il Caffeaos in stile eterogeneo.

Salendo al piano superiore, tantissimi corridoi che, quasi come un labirinto, portano al giardino pensile del noviziato (costruito nel 1669). Notevole il corridoio dell'orologio che collega i due chiostri e che è il più grande dell'edificio (214 m). Proseguendo, si arriva a una grande sala circolare, quello che era Antirefettorio, che porta poi al Refettorio Grande (oggi Aula Magna). Questa è una delle zone più belle del monastero: di forma ellittica, è pavimentata con ceramiche particolari, scelte accuratamente dai monaci.

 Il Teatro Bellini

Il Teatro Massimo Vincenzo Bellini fu inaugurato il 31 maggio del 1890 con la rappresentazione della Norma di Vincenzo Bellini, celebre compositore catanese la cui vita è legata indissolubilmente al capoluogo etneo. Molto di più che un semplice teatro, il Teatro Massimo Vincenzo Bellini è un vero e proprio monumento alla musica. Per la sua realizzazione, si susseguirono diversi progetti con annessi ripensamenti. L'edificio attuale è opera dell'architetto Carlo Sada che si ispirò all'eclettismo francese del Secondo Impero imposto a Parigi da Charles Garnier con l'Opéra di Parigi.

Esternamente, il Teatro Massimo Vincenzo Bellini si ispira alla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia ed è carico di ornamenti e allegorie. Nella facciata centrale neobarocca si trovano tre statue di famosi compositori catanesi: Vincenzo Bellini al centro e ai lati Pietro Antonio Coppola e Giovanni Pacini. Particolare, inoltre, il portico d'ingresso per le carrozze, chiuso da cancellate in ferro. Dedicato solo ed esclusivamente alla lirica e ai concerti (seppur raramente ospitò prosa, operette, danza e jazz), l'interno, invece, è suddiviso in 113 palchi su 4 file, 8 barcacce di proscenio, un palco centrale per il Capo dello Stato, 2000 posti in totale. L'apertura del boccascena è di 14 metri, la profondità del palcoscenico di 21 metri. Proprio qui cantarono, infatti, grandi artisti lirici, quali ad esempio Luciano Pavarotti, Maria Callas, Toti Dal Monte, Maria Caniglia, Magda Olivero, Ferruccio Tagliavini. E ancora Beniamino Gigli, Tito Schipa, Ebe Stignani, Mario Del Monaco, Giuseppe Di Stefano, Renata Scotto, Montserrat Caballé e Riccardo Muti.

Quel che rapisce il cuore (e l'udito) è sicuramente l'acustica eccellente, grazie anche alla forma a cucchiaio o a ferro di cavallo, studiata proprio per ottenere la migliore riproduzione del suono possibile. E il piano dell'architetto pare riuscì alla perfezione, dato che da sempre questa caratteristica fu apprezzata dai grandi musicisti che si esibirono nel teatro. Addirittura, Beniamino Gigli disse che si trattava del luogo migliore al mondo per quanto riguarda l'acustica.

La parola d'ordine è "Eleganza": i corridoi, i saloni e il foyer all'interno del quale c'è un monumento bronzeo a Vincenzo Bellini rispecchiano l'estrema cura, oltre che classe, nella realizzazione di siffatta meraviglia. Infine, il soffitto è affrescato da Ernesto Bellandi con l'apoteosi di Bellini (raffigurato al centro) con le allegorie delle sue maggiori opere: Norma, La Sonnambula, I puritani e Il pirata. Infine, il sipario illustra la vittoria dei Catanesi sui Libici e a realizzarlo è stato il pittore Giuseppe Sciuti.

Autore
Tumino Federica

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