ACIREALE

29.03.2021

Elegante cittadina barocca, a pochi chilometri da Catania, Acireale sorge su un rilievo lavico che si affaccia direttamente sullo Ionio dalla Timpa, da cui si apre un bellissimo panorama che giunge fino alla Riserva Marina Protetta de La Riviera dei Ciclopi. Divenuta famosa per il Carnevale, Acireale conserva importanti segni del suo nobile passato che meritano senza alcun dubbio di essere conosciuti. 

Basilica di San Sebastiano

La Basilica di S. Sebastiano fu costruita intorno al 1609 per poter accogliere in un luogo di culto più grande la comunità dei fedeli. Il prospetto odierno fu però ricostruito nei primi anni del Settecento, a causa degli ingenti danni riportati dalla basilica in seguito al terremoto che colpì la Sicilia orientale nel 1693.

La facciata con colonne, pilastri e cornicioni intagliati nella pietra bianca di Siracusa è in stile barocco. L'imponente prospetto è preceduto da una balaustra composta da dieci statue che rappresentano figure dell'antico testamento. Formelle in bronzo su cui sono scolpite scene evangeliche abbelliscono l'ottocentesco portale in ferro dal quale si accede all'interno della chiesa. Questo è costituito da tre navate a croce latina, arricchite da un pavimento in marmo, splendidi affreschi, altare in marmi policromi, nonché dipinti che raffigurano la vita di S. Sebastiano.

A destra del transetto si trova l'altare, sopra il quale una triplice porta custodisce il simulacro del santo, portato in processione il 20 gennaio.

Merita una visita il museo della basilica, posto accanto alla sacrestia, nell'ala laterale destra. Luogo ricco di fascino che custodisce il tesoro di argenteria e oreficeria sacra.

La ricchezza delle decorazioni barocche, i cui fregi, mascheroni e puttini con ghirlande di fiori e di frutti impreziosiscono la facciata della basilica, ha permesso che quest'ultima fosse dichiarata dall'UNESCO "Monumento Messaggero di una Cultura di Pace".

 Esposizione delle Uniformi Storiche

L'Esposizione delle Uniformi Storiche è senza dubbio tra le più importanti di tutto il Sud Italia e motivo di grande interesse storico e culturale della Sicilia orientale.

Organizzata all'interno di un'ampia sala del Palazzo Municipale di Acireale in Piazza Duomo, la collezione ricostruisce la storia recente europea, attraverso gli equipaggiamenti delle forze armate di sette Stati europei determinanti nelle vicende belliche del vecchio continente e di tutto il mondo (la Francia, la Prussia, l'Impero Austro-Ungarico, la Russia, il Regno di Sardegna, il Regno d'Italia e lo Stato Pontificio).

L'esposizione conta 129 pezzi di inestimabile valore, tra uniformi, armi e cimeli così ripartiti: 21 uniformi, 44 copricapi, 7 corazze, 8 sciabole, 6 selle, 19 pezzi di decorazioni realizzati in cuoio, 24 decorazioni di diverso genere e diversi copricapi completi delle loro custodie originali in cuoio.

Le uniformi sono senza dubbio quelle che suscitano maggiore stupore agli occhi dei visitatori. Tra le più famose, l'uniforme da Feldmaresciallo dell'Imperatore Francesco Giuseppe d'Austria (Imperatore Austriaco durante il Risorgimento italiano), l'uniforme da Generale dello Zar Alessandro III di Russia, l'Uniforme da Maggiore del Principe Umberto di Savoia e l'uniforme da Generale del Regno d'Italia.

Altre uniformi, alcune delle quali complete in ogni componente, fanno riferimento a gradi inferiori dell'esercito francese (1796), napoleonico (1808), prussiano (1866) e pontificio (1902).

Teatro dell'Opera dei Pupi Siciliani

I pupi, dal latino "pupus" che significa bambino, sono le marionette (simbolo di riscatto di una classe sociale). L'opera dei pupi è un tipo di teatro, tipico siciliano nato nel 1800. Solitamente, dai pupari, vengono rappresentati degli scontri tra cavalieri. I pupari sono coloro che si occupano dello spettacolo dei pupi. Devono dar vita alle atmosfere, alle sensazioni, alle suggestioni, attraverso il timbro della loro voce.

Ci sono diverse scuole (palermitana e catanese le più importanti) di appartenenza dei pupari che trasmettono diversi modi di muovere le marionette. Ogni pupo rappresenta un cavaliere caratterizzato dalla corazza e dal mantello specifici, e solitamente il pubblico comincia un vero e proprio tifo per quest'ultimo.

Generalmente si mettevano in scena le figure più amate: Orlando e Rinaldo o Carlo Magno, Angelica e Gano di Maganza (il traditore). Infine, lo spettacolo si concludeva con una farsa.

Ancora oggi, in molte città siciliane sopravvivono dei pupari che cercano di mantenere viva la tradizione e portare in scena delle manifestazioni. A rappresentare la tradizione dei pupi ad Acireale ci sono il Museo dell'Opera dei Pupi di Turi Grasso e in centro città il Teatro dell'Opera dedicato a Emanuele Macrì.

Emanuele Macrì, figlio adottivo di don Mariano Pennisi, comincia giovanissimo a occuparsi di pupi. Lavora nel teatro Pennisi, in Via Alessi 13, ad Acireale. Alla morte di don Mariano, prende in mano il teatro, dandogli grande impulso e fama, in quanto riesce a trasformare ogni rappresentazione in un avvenimento scenico degno della più completa ammirazione. Compie numerose tournee in Italia (collaborato da Abbate Vincenzo) e all'estero partecipando a vari Festival Internazionali. Invece del ciclo tradizionale, rappresenta una Rotta di Roncisvalle tratta dalla Chanson de Roland ed episodi della Gerusalemme Liberata del Tasso. La costruzione dei pupi e la stesura dei testi sono principalmente opera sua e del figlio Salvatore, che però, negli anni '60, lascia per trasferirsi negli Stati Uniti, dove apre un Museo dei Pupi Siciliani. Alza l'altezza del ponte di manovra, disponendo il fondale dietro a esso e ottenendo maggiore profondità di scena. Gelosissimo del suo lavoro, non ha di fatto allievi, ma solo collaboratori. Alla sua morte si evita la dispersione del suo teatro, grazie agli interventi di Antonino Pasqualino e di Vincenzo Abbate che nel 1976 fondano la cooperativa "Emanuele Macrì", che ha operato nel restaurato teatro di Acireale.

Recentemente il teatro è stato gestito da Turi Grasso. Nel 1948, egli comincia a frequentare ad Acireale, il teatro di via Alessi, gestito da don Emanuele Macrì, dove impara l'arte e agisce da maniante. Dieci anni dopo lascia il teatro di Macrì e si mette in proprio, aiutato dalla moglie Venera, che agisce da costumista e i figli Tano e Pippo. Nel 1963 presenta il suo primo spettacolo e da allora non si è più fermato. Oggi ha il teatro-museo in via Nazionale 195 a Capo Mulini, dove conserva ed espone i suoi pupi più vecchi, oltre a scene e cartelloni da lui dipinti. I suoi pupi sono di stile catanese.

Oggi il maestro Turi Grasso è l'unico Acese che abbia saputo mantenere viva e ad altissimi livelli la tradizione della scuola locale di pupi siciliani, grazie a oltre quarant'anni di vera dedizione. Quest'ultimo, infatti, è stato premiato come Testimone della Cultura Popolare per la Provincia di Catania.

La sua è un'arte completa, che va dalla realizzazione dei pupi, elegantissimi nei loro costumi e armature, alla creazione del teatro con cui si portano gli spettacoli nelle piazze, alla messinscena con manovratori e voce narrante. Il risultato è uno spettacolo ricco di tradizione ed energia, che affascina spettatori di ogni età.

Il teatro ha il suo palcoscenico a sinistra dell'ingresso. Alle pareti una sfilata di pupi incredibili per fattura e bellezza. Di fronte, 54 di quelli che Turi ha costruito nell'intera sua vita (e sono più di 200). A sinistra, appena entrati, vi sono quelli ottocenteschi che ha raccolto con la passione del collezionista, per raccontare la tradizione di cui è erede. Poi scudi, elmi e teste di ricambio, perché sono le parti del pupo più esposte a rottura durante i combattimenti; una ventina sono teste da riconoscimento, dei personaggi principali che sono pressoché sempre in scena: queste non possono essere sostituite se non da copie esatte. In sequenza, prima del boccascena quelli, in scala, che costruisce artigianalmente e mette in vendita per sostenere il teatro.

Turi Grasso non ha ereditato una tradizione famigliare come accade per altre famiglie di pupari. Lui puparo lo è diventato per sfida ed, evidentemente, per vocazione profonda, per un destino segnato cui non è potuto sfuggire. Fu una scelta coraggiosa dettata dalla convinzione profonda che quest'arte deve continuare. La stessa convinzione che continua a muovere le sue mani, la sua cultura e il suo sapere di fare oggi, mentre continua a creare i suoi pupi, a inventare, progettare e realizzare nuovi personaggi per dare vita a nuove storie.

Autore
Sciacca Serena e Tumino Federica

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